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Immagine del redattoreCittà Pasolini

E Pasolini incontrò Richard Avedon…

Aggiornamento: 14 nov 2020


Con quella faccia squadrata e scavata da pugile

che faceva a pugni con la sua voce gentile

e il pensiero colto, pareva non gli importasse nulla

di ciò che agli altri interessava…

Oggi parte (da New York), un sacco di cose da fare:

in primo luogo posare per un tale che ha molto insistito,

un certo Avedon.

“Non saichi è Rick Avedon? ”

“No, chi è? Dick Avedon?”

“Forse il più grande fotografo americano, senza dubbio uno dei più grandi al mondo”

“Ah, sì?

Avedon lo avevapregato di raggiungerlo in studio verso le undici,

ma lui era arrivato in ritardo, sulle scale aveva incontrato un vagabondo ubriaco dall’alba, e un vagabondo ubriaco fin dall’alba

valeva più di cento fotografie di Avedon.

Lo ascoltava con pazienza materna, con dolcezza , e prima di lasciarlo chissà quanti dollari glia veva dato…

Ora, certo con meno interesse, guardava l’immensa foto che si estendeva per un’intera parete nello studio di Avedon: Charlie Chaplin ritratto come un demonio, gli indici e i mignoliritti sopra le tempie a mo’ di corna o forconi, quando era passato di lì, prima di lasciare gli StatiUniti.

Ma a Pasolini interessava di più la foto di un ragazzo negro che morì di botte, aggredito dai tipi del Ku Klux Klan o la foto di un mulatto, che eletto al Parlamento mai potè entrarci perché si oppose alla guerra in Vietnam, o Allen Ginsberg che posò nudo, coperto solo dalla sua barba e dai peli del corpo…che lo indusse ad un’altra dichiarazione d’amore

”Gli intellettuali americani, capisci,”…hanno un tale rispetto per la cultura, un rispetto pieno di timore, umiltà: è una gran dote, mi piace”.

Pasolini e Avedon parlavano, guardavano foto mentre Avedon allestiva lo studio per ritratti destinati, forse alle ‘frivole’ lettrici di “Vogue”.

Pier Paolo Pasolini immortalato da Richard Avedon nella sua visita a New York, 24 settembre, 1966 © Duillio Pallottelli/RCS/Riproduzione riservata

Finalmente libero, Pasolini si tuffa nel Village per fare acquisti.

È attratto da una camicia che è la copia esatta di quelle in uso nelle prigioni, sul taschino sinistro è impressa la scritta: Prigione di Stato, galeotto numero 3678.


Pier Paolo Pasolini insieme a Totò durante le riprese dell'episodio "La Terra vista dalla luna" (1967)

Si rammenta di questi suoi versi tradotti da Lawrence Ferlinghetti:

“I WorkAll Day . . .

With the calm courage of a scientist,

I watch myself being massacred.

I seem to feel hate and yet I write

verses full of painstakinglove.

[…]

“Passive as a bird that sees all, in flight,

and carries in its heart,

rising in the sky,

anunforgivingconscience.”

Oriana Fallaci da "Pasolini. Un Marxista a New York" (1966) in "Un uomo scomodo", Rizzoli.
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