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Il desiderio di ricchezza del sottoproletariato romano. Una poesia di Pier Paolo Pasolini


Pier Paolo Pasolini in borgata, nel servizio fotografico per la rivista LIFE (1969) © Carlo Bavagnoli (1969) / LIFE / Riproduzione riservata


Li osservo, questi uomini, educati

ad altra vita che la mia: frutti

d'una storia tanto diversa, e ritrovati,

quasi fratelli, qui, nell'ultima forma

storica di Roma. Li osservo: in tutti

c'è come l'aria d'un buttero che dorma

armato di coltello: nei loro succhi

vitali, è disteso un tenebrore intenso,

la papale itterizia del Belli,

non porpora, ma spento peperino,

bilioso cotto. La biancheria, sotto,

fine e sporca; nell'occhio, l'ironia

che trapela il suo umido, rosso,

indecente bruciore. La sera li espone

quasi in romitori, in riserve

fatte di vicoli, muretti, androni

e finestrelle perse nel silenzio.

È certo la prima delle loro passioni

il desiderio di ricchezza: sordido

come le loro membra non lavate,

nascosto, e insieme scoperto,

privo di ogni pudore: come senza pudore

è il rapace che svolazza pregustando

chiotto il boccone, o il lupo, o il ragno;

essi bramano i soldi come zingari,

mercenari, puttane: si lagnano

se non ce n'hanno, usano lusinghe

abbiette per ottenerli, si gloriano

plautinamente se ne hanno le saccocce

piene.

Se lavorano - lavoro di mafiosi

macellari,

ferini lucidatori, invertiti commessi,

tranvieri incarogniti, tisici ambulanti,

manovali buoni come cani - avviene

che abbiano ugualmente un'aria di ladri:

troppa avita furberia in quelle vene...


Sono usciti dal ventre delle loro madri

a ritrovarsi in marciapiedi o in prati

preistorici, e iscritti in un'anagrafe

che da ogni storia li vuole ignorati...

Il loro desiderio di ricchezza

è, così, banditesco, aristocratico.

Simile al mio. Ognuno pensa a sé,

a vincere l'angosciosa scommessa,

a dirsi: "È fatta," con un ghigno di re...

La nostra speranza è ugualmente

ossessa:

estetizzante, in me, in essi anarchica.

Al raffinato e al sottoproletariato spetta

la stessa ordinazione gerarchica

dei sentimenti: entrambi fuori dalla

storia,

in un mondo che non ha altri varchi

che verso il sesso e il cuore,

altra profondità che nei sensi.

In cui la gioia è gioia, il dolore dolore.


Pier Paolo Pasolini "Il desiderio di ricchezza del sottoproletariato romano" in "La religione del mio tempo'". Milano, Garzanti, 1961.

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