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Immagine del redattoreCittà Pasolini

Josephine Chaplin, così ricordo Pasolini sul set. Un'intervista del 1988 sul Corriere della Sera.


Laura Betti, Pier Paolo Pasolini e Josephine Chaplin nella Berlinale 1972 per "I racconti di Canterbury" © Internationale Filmfestspiele Berlin/Tutti i diritti riservati

- "Pasolini era incredibilmente intimidito dalla mia persona - ha dichiarato al Corriera della Sera" Josephine Chaplin nel corso della serata - perché aveva una ammirazione fuori dal comune per papà Chaplin e non riusciva a vedermi come una entità separata rispetto a quel suo mito. Tanto che per l'intera durata del film si è servito di un assistente per comunicare con me, con la scusa di non parlare né inglese né francese"

- Cosa pensa oggi di quel film?

- "Mi piace molto di più perché lo guardo con occhi adulti e maturi e sono in grado di capirlo fino in fondo. Quando lo abbiamo girato io avevo soltanto 22 anni ed ero alle mie prime armi come attrice. Ero completamente es esclusivamente assorbita dal mio ruolo e non riuscivo a vederlo nel suo insieme. E infatti alla fine chiesi di mostrarmi soltanto le parti che mi riguardavano. Ci sono voluti anni prima che lo vedessi interamente"

- Che ricordo ha di Pasolini?

- "Quello di un perfezionista, ossessionato da ogni minimo dettaglio. Un grande artista che voleva sempre e comunque il controllo artistico totale dei suoi film, dalle smorfie nel viso di noi attori, ai minimi spostamenti della cinepresa, alle pieghe più recondite dei costumi. Una sorta di despota illuminato, insomma"




Alessandra Farkas "Josephine Chaplin, così ricordo Pasolini sul set" in "Il Corriere della sera", 30.10.1988

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