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Immagine del redattoreCittà Pasolini

La sfinge nell’abisso.Pier Paolo Pasolini: il mito, il rito e l’antico. A cura di Maura Locantore


Pier Paolo Pasolini durante le riprese del film "Edipo re", scena della Sfinge (1967) © Bruno Bruni/Reporters Associati/Tutti i diritti riservati


Pasolini rende: «solo chi soffre, sa», mantenendo inalterato, in un certo qual modo, il rapporto fra conoscenza e sofferenza, ma virando nell’interpretazione in direzione di un soggetto che solo se soffre attiva-mente giunge a conoscere, o: conosce soltanto chi soffre. Eschilo aveva voluto, nella oscura sintesi della poesia drammatica, esprimere un’idea differente e universale, dalla potente valenza didascalica politica e religiosa: il dativo del sostantivo πάθος può al contempo essere inteso come complemento di mezzo o strumentale, o come complemento di causa, dunque soltanto “attraverso” o “a causa” del πάθος, una forma di dolore, anche piuttosto persistente, che viene inflitto sia al corpo sia psicologicamente all’anima, si raggiunge o si perviene alla conoscenza, μάθος, che è, invece, un sostantivo deverbale da μανθάνω, e indica l’attività dell’apprendere sia attraverso l’esperienza, sia con gli strumenti della ragione e dello studio.


Quel che conta nel drammaturgo, che aveva combattuto a Maratona, è il dolore inteso nella sua estensione e visione strumentale, non diretta-mente agente o attivo nell’incarnazione di un soggetto, ma sempre operante come mezzo o causa volti ad una conoscenza varia, autonoma, solitaria, individuale. Si conosce o si perviene a conoscenza soltanto attraverso o a causa di un vero dolore, profondo, inalterabile e persistente. Inve-ce, nel poeta delle Ceneri soltanto colui che soffre si può affermare riesca a conoscere qualcosa, non si comprende esattamente cosa: soltanto la propria sofferenza? Sé stesso e i propri limiti? O la condizione umana?


L’Opera omnia di Pier Paolo Pasolini, nella sua multiforme e poligenere espressione, che attraversa – dagli anni Quaranta fino alla scomparsa – la cultura italiana ed ormai planetaria (essendo stata quasi integralmente tra-dotta nelle lingue del pianeta), è innervata da una speciale competenza-conoscenza del mito e dalla strumentazione etno-antropologica del leggendario, tanto della classicità quanto delle origini medievali e romanze; forte di una visione storica di impegno latamente gramsciano, ma che, in particolare, si avvale di una infaticabile e creativamente floridissima esplorazione mitopoietica. Così il poeta fonda e si diffonde ossessivamente in una costante eroicizzazione-eroticizzazione dell’esistenza e della realtà.


La sfinge nell’abisso. Pier Paolo Pasolini, il mito, il rito e l’antico è un volume miscellaneo, che nasce dopo anni di studi e di ricerche, traendo occasione da un convegno – benché non ne costituisca gli atti – svoltosi presso la prestigiosa Aula Magna dell’Università Aristotele di Salonicco, nell’ambito delle manifestazioni volte a ripensare la varia Opera, la scrittura, la produzione e la critica pasoliniana, nel quarantesimo anniversario dalla sua morte.


Il convegno internazionale La Sfinge nell’abisso. Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla morte. Sondaggi critici e nuove prospettive dell’opera veniva ideato circa un anno e mezzo prima, in una straordinaria occasione di incontro, nella bella città greca, dal sottoscritto e progettato con l’ausilio delle pro-fessoresse Kostantina Evanghelou, Ada Boubara, e del dottor Giovanni La Rosa; si sarebbe poi svolto dal 14 al 16 ottobre del 2015, con alcuni ospiti fra i migliori interpreti, studiosi e critici dell’Opera di Pier Paolo Pa-solini, provenienti da numerose università e centri di studio e ricerca a lui dedicati. Aveva potuto vantare alcuni prestigiosi patrocini, quali quello della stessa Università “Aristotele”, quello della Società Dante Alighieri - Sezione di Salonicco, del Centro Studi P. P. Pasolini di Casarsa della Delizia, del Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna, dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Notevole il comitato scientifico, del quale facevano parte: Annamaria Andreoli, Rino Caputo, Giulio Ferroni, Alberto Granese, Florinda Nardi, Guido Santato, e il sottoscritto.


Il presente volume, trascorsi ben cinque anni, è molto mutato rispetto alle relazioni presentate e udite al convegno, è più ricco e più ampio: differenti alcuni partecipanti, nuovi inserimenti, aggiornate le bibliografie e gli studi, e, inoltre, l’onere della curatela è stato assunto da una validissima esperta pasoliniana di lunga data, la prof.ssa Maura Locantore. Non è mera cortesia rimembrare, con la stima della comunità degli studiosi impegnati nelle indagini intorno allo “scrittore corsaro”, i quasi dieci anni tra-scorsi dalla Locantore, presso Casarsa della Delizia, ad organizzare e sistemare il materiale contenuto nell’Archivio P. P. Pasolini, insieme alle sue ricerche dottorali in ambito di filologia pasoliniana.


Maura Locantore ha, dunque, riletto, organizzato e dato una collocazione coerente ai saggi. Non senza l’aiuto di Giovanni La Rosa, che ha prodotto l’indice dei nomi e delle opere di P. P. Pasolini citati nei saggi, e la nota iconografica, e di Stefania Cori che ha lavorato alacremente e precisamente alle riletture e revisioni redazionali, con Paola Populin.


Nella sconfinata letteratura critica, e che peraltro in alcun modo potrebbe considerarsi esauriente, i sedici poderosi saggi de La sfinge nell’abisso. P. P. Pasolini il mito, il rito e l’antico si segnalano per la trattazione di argomenti e temi complessi e non sempre, fino ad oggi, adeguatamente dibattuti, ma che la sensibilità e la perizia degli studiosi hanno saputo esplorare con acume e originalità, e insieme rendendo agile, piacevole e di lato interesse la lettura, rivolta anche a neofiti e non specialisti dello scrittore, nonostante la profondità e l’accuratezza delle ricerche.


Il volume ha, dunque, carattere scientifico e accoglie metodologie della ricerca in ambito pasoliniano, fra le più differenziate e in grado di esplo-rarne e far emergere le asperità: la ricostruzione biografica e psicanalitica, la filologia, l’indagine storica estetica e sociologica, la comparatistica te-matica e stilistica, l’ermeneutica costituiscono i modi privilegiati prescelti a risolvere alcune spinose questioni testuali, compositive, di poetica e di interpretazione, in un’ottica che, non abbandonando mai la composizione pasoliniana, sia che riguardi il testo poetico o narrativo, sia che si esprima nel cinema o nel teatro, o ancora nel medium giornalistico, mantenga una sostanziale e necessaria prospettiva interdisciplinare nel contributo critico. Quel che maggiormente ha impegnato gli studiosi si è rivelato, a oltre quarant’anni dalla morte di Pasolini, l’esame effettuato sulla natura della scrittura, rispetto alla poetica variabile e contraddittoria, intorno alle teorizzazioni e circa le argomentazioni, giunto fino al limite di validarne la persistenza o decretarne l’obsolescenza.


Quale il ruolo e il fine complessivo dell’operazione critica e di analisi in questo volume? Gli aspetti propositivi e programmatici di ciascun saggio offrono una risposta di metodo alla disamina di uno strumento di studio e di ricerca, il cui valore risiede nel configurarsi come sollecitante orientamento e valida guida in direzione di ulteriori, proficui e nuovi studi.



Dai titoli dei contributi e dai nomi degli studiosi, disposti rigorosamente in ordine alfabetico, è già immaginabile intendere più specificamente il tenore complessivo del lavoro: Roberto Chiesi, dal Centro Studi di Bologna, si è occupato di rilevare Maschere e conflitti nel deserto. Annotazioni sulla parte «fantasmagorica» di “Edipo Re“; in dittico col saggio precedente dialoga il fecondo studio: La “Medea“ di P. P. Pasolini, tra mito e realtà di Bianca Concolino Mancini Abram, dall’Università di Poitiers; Loreta De Stasio, dall’Università del País Vasco, ha voluto indagare dal punto di vista tea-trale “Calderón“ (Pasolini, 1966/1973). Le strutture dinamiche dell’inventio e le loro funzioni per lo spettatore teatrale; come anche Le radici del dialogo: Pasolini ed il “Teatro di parola” di Mark Epstein, studioso dell’Università di Cambrid-ge; Kostantina Evanghelou, dell’Università “Aristotele” di Salonicco, of-fre una breve e densa riflessione metodologica su Quel fantasma è ancora in mezzo a noi: il tentativo di biografia di Pier Paolo Pasolini; in chiave comparata sono stati messi in relazione i lavori sul mito di Edipo in Mitologando su Edipo: Moravia, Pasolini, Morante dal sottoscritto, Università di Roma “Tor Vergata”; Spiros Koutrakis, invece, dall’Università Aristotele di Salonicco, ha effettuato il suo felice studio comparatistico su Pier Paolo Pasolini e i “ragazzi di vita” sue corrispondenze tra pittura e poesia; Giovanni La Rosa, dall’Università Ludwig Maximilian di Monaco, ha trattato suggestivamen-te di Pasolini tra visioni e sogni nell’abisso tragico del mito; “La novella dei paesi cristiani“. Un autografo pasoliniano è il saggio di Maura Locantore, dall’Università della Basilicata, che ha interpretato con nuovi strumenti esegetici un testo giovanile del poeta; la neodottoressa Chiara Mancini ha conversato, facendo emergere molte nuove e interessanti idee, con Rino Caputo, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Dialogo con Rino Caputo su Pasolini e il mito; uno studio originalissimo e nuovo anche quello di Ga-briella Macrì, dall’Università “Aristotele” di Salonicco, su Pier Paolo Pasolini – Ghiannis Ritsos un dialogo immaginario; Ioannis Michailidis, anch’egli dell’Università “Aristotele” di Salonicco, ha offerto un efficacissimo e completo contributo occupandosi di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla morte sondaggi critici e nuove prospettive dell’opera; alle origini della scrittura del poeta è risalita Florinda Nardi, dall’Università di Roma “Tor Vergata”, con Fontana d’acqua di un paese non mio. Pasolini e il mito “sconsacrato” della gio-ventù; su Il sorriso e la sfinge. Ruderi culturali in Pasolini si concentra il notevole e ricco studio di Anna Pevoski, dall’Università di Zurigo; Guido Santato, fra i più celebri biografi e studiosi di Pasolini, già ordinario dall’Università di Padova, offre un saggio di notevole pregio storico e documentario: “Amado mio“ fra “I canti del popolo greco” di Tommaseo e Kavafis; Pasolini e la Grecia di oggi è l’argomento del significativo.


Angelo Fàvaro dall'introduzione al volume "La sfinge nell’abisso.Pier Paolo Pasolini: il mito, il rito e l’antico". A cura di Maura Locantore (2020) ed. UniversItalia
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