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Immagine del redattoreCittà Pasolini

Mostra al CSP. L’Academiuta e il suo“trepido desiderio di poesia”Gli anni friulani di Pasolini" 2021




Dal 9 maggio al 3 ottobre 2021 nel Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa (Pordenone) la mostra che racconta, come mai era stato fino a oggi, il periodo che ha ispirato tutta la feconda opera di Pasolini.


Articolata in dieci sezioni e corredata da un prezioso catalogo, mette in evidenza l’Academiuta quale fucina di talenti e produzioni letterarie e poetiche, oltre che straordinaria esperienza pedagogica,


In esposizione documenti originali e in gran parte inediti che formano il cuore profondo e segreto del Centro Studi, o ricevuti in donazione e prestito.


Un emozionante percorso fra prime edizioni e edizioni rare, riviste, stesure autografe di testi che si stratificano nel tempo, manifesti, fotografie, testi teatrali, curiosità, disegni e dipinti degli amici pittori friulani di Pasolini, lettere che compongo un toccante ritratto familiare.


Per la prima volta si vedranno nella loro forma originale anche i cinque Quaderni rossi, il tormentato diario intimo e sentimentale che Pasolini affidò al cugino Naldini quando fuggì dal Friuli.


Conclude le celebrazioni per i 75 anni dalla nascita di quella straordinaria esperienza poetica che fu l’ “Academiuta di lenga furlana”, raccontando come mai era stato fatto fino ad oggi e in modo completo gli anni friulani di Pasolini – che hanno ispirato tutta la sua feconda opera – la mostra “L’Academiuta e il suo «trepido desiderio di poesia». Gli anni friulani di Pasolini” – che apre domenica 9 maggio a Casarsa, dove si potrà visitare fino al 3 ottobre 2021.


Una mostra che mette inoltre in evidenza come l’Academiuta, formidabile esperienza pedagogica, sia stata anche fucina di talenti letterari, abbia prodotto testi molto importanti - dagli Stroligut a Quaderno romanzo - che si possono vedere per la prima volta nella loro interezza, e ambisse ad avere un ruolo centrale nel dibattito sul friulano .


Allestita a Casa Colussi, sede del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa che la organizza, con il sostegno di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Casarsa della Delizia e con la partecipazione di Pro Casarsa della Delizia, è una mostra importante che espone, salvo rare eccezioni, documenti originali e in gran parte inediti e ha il pregio di far conoscere sia materiali custoditi nel Centro Studi di Casarsa e che ne formano il cuore profondo e segreto, sia diversi materiali ricevuti in donazione o in prestito da privati: prime edizioni, edizioni rare, riviste in tiratura ridotta, e poi lettere, stesure autografe di testi che si stratificano nel tempo, ma anche manifesti, foto note e foto sconosciute, disegni e dipinti degli amici pittori friulani di Pasolini.


La ricchezza dell’esposizione si è resa possibile anche grazie alla preziosa collaborazione di Graziella Chiarcossi e alla disponibilità di prestigiose istituzioni pasoliniane fra i quali il Fondo Pier Paolo Pasolini del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, la Biblioteca Civica Joppi di Udine, la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, l'Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna.





La mostra, corredata da catalogo, si articola in dieci sezioni che assecondano la cronologia: gli anni friulani sono al centro, ma con il recupero di una fase iniziale (gli anni bolognesi) e alcuni capitoli che si collocano oltre il distacco dal Friuli, nei primi anni romani.


Molti gli stimoli ma molte anche le emozioni che susciteranno nel visitatore documenti come i famosi cinque Quaderni rossi di Pasolini (ora di un colore rosa sbiadito, e un paio senza copertina), esposti qui per la prima volta: il diario sentimentale che Pasolini iniziò nella primavera del 1946 e al quale confidò un tormentato monologo interiore, un’autoanalisi in cui affrontò finalmente senza pudori il suo “destino di non amare secondo la norma”. L’autore li affidò al giovane Nico Naldini nel momento della sua precipitosa fuga a Roma con la madre Susanna. Il cugino li conservò in un cassetto segreto, per poi dimenticarsene e solo dopo la morte di Pasolini ampi stralci del diario furono resi noti dallo stesso Naldini.


Ci sono manoscritti – versi, prose, testi teatrali ma anche scambi epistolari – che portano nuova luce sul periodo friulano di Pasolini, sia perché evidenziano aspetti della sua poetica fino a oggi non affiorati, per esempio sulla sua conoscenza della letteratura popolare friulana prima e durante la stesura di “Poesie a Casarsa”, o perché rivelano aspetti più intimi che non erano ancora stati messi a fuoco con chiarezza. Basti citare, fra gli inediti, le tante lettere scritte da Pasolini ma anche da sua madre, alcune dal padre e dal fratello Guido (partigiano morto nell’eccidio di Porzùs), scambi epistolari che formano un ritratto di famiglia per un verso e dall’altro un ritratto del rapporto fra i due fratelli. Anche alcuni materiali editi dicono qualcosa di più di Pasolini e della sua famiglia, come - curiosità - il romanzo scritto e stampato nel 1920 dallo zio, il fratello più giovane della mamma, Gino Colussi, intitolato “Le due anime del conte Sergio”, o il libro di Susanna Colussi Pasolini, “Il film dei miei ricordi”, uscito nel 2010 per la cura di Graziella Chiarcossi, in cui si raccolgono i ricordi legati alla saga dei Colussi (Batiston).





Fra gli inediti bisogna senz'altro citare, poi, il testo teatrale de La Morteana”, di cui è esposta per la prima volta la parte sopravvissuta e ritrovata, ma anche il manoscritto de Il fanciullo e gli elfi”, il primo spettacolo dell’Academiuta rappresentato il 15 luglio 1945 e di un altro testo teatrale iniziato nel 1946 con il titolo Il Cappellano”, andato poi in scena nel 1965 con un titolo diverso Nel '46!”; il dipinto di Anzil che ha come soggetto un vaso di fiori ricevuto in premio da Tonuti Spagnol quale vincitore del concorso di poesia, dedicato a Guido Pasolini, indetto nel 1949 dall'Academiuta; Uomini sul fiume” di Giuseppe Zigaina, uno dei tredici disegni realizzati dall'amico pittore nel 1948/49 e inseriti nella plaquette “Dov'è la mia patria” uscita nel 1949.


De “I Turcs tal Friul”, il celebre testo di straordinaria forza drammatica, sarà invece possibile ammirare le diverse stesure autografe in friulano.


Fra le piccole preziosità, nella sezione dedicata all’impegno politico, si trova il manifesto che annuncia la nascita, il 12 gennaio 1947, del Movimento popolare friulano per l’autonomia regionale, al quale Pasolini aderì, lasciandolo nel 1948 per iscriversi al Pci (sezione di San Giovanni di Casarsa, di cui diventerà segretario dopo il 18 aprile 1948), e diversi manifesti murali che fra il 1948 e il 1949 venivano affissi nella Loggia di San Giovanni di Casarsa.


A sottolineare la profonda conoscenza e la passione di Pasolini per la pittura, la mostra dedica infine spazio significativo ai pittori Anzil (Giovanni Toffolo), Federico De Rocco, Renzo Tubaro, Virgilio Tramontin e Giuseppe Zigaina, con i quali Pasolini sviluppò una grande amicizia e fattiva collaborazione.


“Valorizzare e promuovere l’opera e la figura di Pier Paolo Pasolini, stimolare gli studi e le ricerche sulla sua produzione, soprattutto in relazione al periodo della sua permanenza in Friuli e far conoscere questo prezioso patrimonio al vasto pubblico - evidenzia la presidente del Centro Studi Flavia Leonarduzzi - è il nostro obiettivo primario. La mostra e il catalogo che suggellano le celebrazioni per i 75 anni dell’Academiuta di lenga furlana, in particolare, si pongono come un percorso inedito e ricco di stimoli per riscoprire, immersi nei luoghi e nelle suggestioni che l’hanno ispirata, tutta l’opera di Pasolini”.


Il percorso espositivo e il catalogo sono stati curati da Rienzo Pellegrini, già docente di lingua e letteratura friulana all’Università di Trieste e uno dei massimi studiosi di autori friulani, Piero Colussi, operatore culturale che si è a lungo occupato di Pasolini e Patrizio De Mattio, che ha “disegnato” l’allestimento della mostra e l’ architettura del catalogo.


La mostra è aperta da martedì a venerdì (15.00 - 19.00) sabato e festivi (10.30 - 12.30 / 15.00 - 19.00), Ingresso libero, nel rispetto delle norme vigenti in seguito all’emergenza sanitaria. È consigliata la prenotazione (info@centrostudipasolinicasarsa.it, 0434 870593)


Info:

tel. 0434 870593


Ufficio Stampa Centro Studi Pasolini:

Cristina Savi

tel. 335 8214709


È possibile prenotare VISITE GUIDATE della mostra per un massimo di 7 persone. Le visite guidate si svolgono ogni venerdì in due fasce orarie, alle ore 15.30 e alle 17.00. È necessario prenotare entro il giorno precedente telefonando o inviando un’e-mail.






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