"Pier Paolo Pasolini " © Simone Mestroni
"Come un partigiano morto prima del maggio del ’45, comincerò piano piano a decompormi, nella luce straziante di quel mare, poeta e cittadino dimenticato."
Pier Paolo Pasolini da "Una disperata vitalità "in "Poesia in forma di rosa" (1964)
L'artista udinese Simone Mestroni nel contesto del suo progetto "Città della poesia" ha gettato il suo sguardo su Pier Paolo Pasolini. Attraverso il lavoro di questo artista l'iconico scatto del poeta si è inserito nella topografia friulana. Noi di Città Pasolini mostriamo il nostro interesse per questo progetto approfondendo direttamente con l’autore le motivazioni e i dettagli della sua opera:
-Città Pasolini: Come nasce il progetto “Città della poesia”?
-Simone Mestroni : Città della Poesia nasce da un illuminazione. Non ci sono ragionamenti di partenza come si potrebbe credere riguardo tale progetto. Oltretutto la poesia di strada e l'arte non mi hanno mai riguardato precedentemente il 1 Maggio 2018, giorno in cui ho innaugurato il progetto ritraendo L. F. Céline. Cdp infatti è una pagina facebook che nasce inizialmente per promuovere le poesie di Simone Mestroni, che sarebbe l'artista che raffigura i volti dei poeti su muri e saracinesche. Simone Mestroni e città della poesia infatti, sono una cosa sola.
- C.P.: Può raccontarci un po' come si è svolto il suo percorso artistico?
- S.M. : Come accennavo, tutto nasce da un intuito. L'idea fu quella di rendere la mia città, Udine, una galleria d'arte poetica a cielo aperto, offrendo una grafica sempre coerente ma non per questo scontata e ripetitiva.
Poche cose fatte bene. Mi sono ritagliato uno stile riconoscibile artisticamente che ritraesse i volti dei poeti e scrittori europei. Col tempo poi, da Udine ho portato il progetto a Bassano del Grappa e a Brescia, a testimonianza che CdP non è un qualcosa di locale, ma di nazionale.
- C.P.: Vogliamo conoscere le motivazioni che spingono a un artista a intraprendere un lavoro come questo, avendo come punto di riferimento la figura di Pasolini.
- S.M. :Essere un poeta di strada è un modo di sentire la poesia in modo alternativo. E' la necessità di farla conoscere non accontentandosi di tenersela per sè stessi. Sopratutto è farla uscire dai libri, per pubblicarla a modo nostro sui muri delle città, dove tutti, sopratutto chi non ama leggere, possa avere la possibilità di rimanerne affascinato.
Pasolini è stato un elemento inserito nel modo che ho di fare poesia di strada, percorrendo il sentiero già tracciato da Céline.
"Pier Paolo Pasolini " Work in progress © Simone Mestroni
- C.P.: Pasolini aveva stabilito un fortissimo legame della sua opera con la geografía del Friuli. In che senso, con questo suo intervento legato all'arte urbana si rafforza e potenzia questo legame?
- S.M. :Il murales su Pasolini a differenza di tutti gli altri è un omaggio al poeta e all'uomo. Accanto al suo volto infatti non ho inserito nessu aforisma, ma si evidenza in modo importante il suo nome su tre righe: "PIER PAOLO PASOLINI".
Un autore friulano di adozione, che a parere mio meritava di essere esaltato con una vena di vanità da chi in questa terra ci è nato e cresciuto. Oltretutto, la sua collocazione non è casuale. Ho scelto la campagna dietro la periferia di Udine est perchè la terra è da sempre metafora del legame tra quest'ultima ed il sangue.
- C.P. : Lei ha scelto come luogo per realizzare l'opera un posto nella periferia della città di Udine. Pasolini aveva lavorato a lungo sul concetto di periferia, è stata questa rappresentazione concettuale importante per lei?
- S.M. :Questa è un'altra motivazione. La periferia, la lontananza dai luoghi di mercato, intesi come luoghi di annientamento dello spirito dell'uomo a beneficio del consumismo, il legame con la terra quale vincolo identitario...Queste sono tutte motivazioni che mi fanno pensare che la scelta del luogo è quanto mai azzeccata.
- C.P. : Crede che ci siano differenze tra l'opera realizzata da Ernest Pignon-Ernest dove il leitmotiv era quello della morte di Pasolini e quella che lei ha realizzato?
- S.M. :Certamente. Ernest Pignon-Ernest può spiegare la sua opera; io no. Mi spiego meglio: Ernest Pignon-Ernest ha lavorato per fornire un messaggio, per altro con un immagine abbastanza forte, laddove io ho solamente voluto creare un omaggio a PPP, utilizzando dei colori caldi, anzichè il bianco e nero usato da Ernest Pignon-Ernest.
Non ho voluto lanciare messaggi scegliendo una frase di PPP piuttosto che un' altra, perchè lanciare messaggi in questo caso significa stringere il cerchio su un determinato tema escludendone altri. Io ho espresso Pasolini nella sua totalità. Nient'altro.
"Pietà" © Ernest-Pignon-Ernest
- C.P. :Su Pasolini si organizzano molte mostre che hanno come punto nevralgico l'immagine di Pasolini. Quale crede lei che sia la forza intrinseca di quest'immagine?
- S.M. :Questo me lo dovreste dire voi che lo guardate. Uscendo dal coinvolgimento emotivo che mi riguarda, potrei provare a rispondere che l'uso dei colori è sicuramente una mossa vincente, oltre ala scelta stessa della fotografia; molto sofferente e seriosa.
La vera portata vincente però, resta la collocazione. La periferia della periferia.Una strada bianca immersa nel verde. La volontà di non mostrarsi ma di volersi far trovare.Questa è la vera forza del mio dipinto.
- C.P. : Pasolini aveva dipinto durante tutta la sua vita. L’interesse di Pasolini per la pittura ha radici profonde ed è intimamente legato alla sua sensibilità. Qual è il legame tra poesia e pittura nella sua opera?
- S.M.:Il legame tra poesia e pittura sono io. Sono i poeti di strada. Provi a pensare a quanta gente legge e non ama la pittura e viceversa. Il poeta di strada incarna i dua aspetti rendendone una cosa unica. Non è un poeta. Non è un pittore. E' un poeta di strada; il terzo elemento.
- C.P. : Nell'opera di Paul Klee "Angelus Novus" studiata da Walter Benjamin, questo angelo si configura come l'Angelo della Storia. Egli ci invita con urgenza ad una riflessione nuova sul passato dell’umanità. Possiamo pensare ad una sorta di parallelismo con l'immagine di Pier Paolo Pasolini, che ci avverte dei pericoli della tempesta del progesso?
- S.M. :Lo possiamo pensare; certamente. Però francamente la prima cosa a cui penso io se mi si parla di pericolo del progresso, è quella di una massa di uomini irrecuperabile che naviga a vista per tutta la sua vita, vivendo del suo vuoto pneumatico, incurante di tutto quello che non può toccare e vedere.Il "progresso", come lo chiamano loro, a parere mio segna l'apogeo tra lo spirito dell'uomo ed il suo nichilismo.
Paul Klee "Angelus Novus" (1920) © The Israel Museum, Jerusalem
- C.P. : Per concludere vogliamo ringraziare Simone Mestroni per il suo tempo e la sua disponibilità, e soprattuto per il suo pensiero su Pier Paolo Pasolini. Grazie!
- S.M. : Vi ringrazio io per le domande appassionate e per la passione che vi ha mosso a porgermele. Un caro saluto a tutti i lettori da Simone Mestroni, in arte "Città della poesia".
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