Roma, 1960. Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini © Marcello Mencarini Historical Archives/Riproduzione riservata
Giuseppe Ungaretti aveva l’abitudine di non cestinare niente che riguardasse il suo carteggio. Il vasto archivio donato dalla figlia Anna Maria al Gabinetto Vieusseux, oltre a contenere tutti i manoscritti delle opere del poeta, delle traduzioni e delle lezioni tenute all’Università di San Paolo, e tante altre carte, conserva anche migliaia di lettere, frutto della vastissima corrispondenza con i suoi amici, artisti e poeti sparsi in tutto il mondo. Ci sono poi lettere in cui gli vengono sollecitate raccomandazioni e altre di poeti sconosciuti che chiedo attenzione verso le loro opere.
Nel vasto epistolario c’è anche una letterina scritta nel 1942 dal ventenne Pier Paolo Pasolini, che accompagna il volumetto delle Poesie a Casarsa, sottoposto dal poeta, ancora sconosciuto, al giudizio del maestro.
Roma, lunedì 9 aprile
Egregio signore Ungaretti,
Sono venuto per pochi giorni a Roma, e sapendo che lei frequenta la Margherita non ho saputo resistere alla tentazione di farle questo miserissimo omaggio. Come capita da questi pochi versi, se avrà la pazienza di leggerli, io abito nel lontano Friuli, a Casarsa, in mezzo ai campi. Capirà pure, purtroppo, che non sono poco ambizioso.
La saluto rispettosamente
Suo
Pier Paolo Pasolini
Ettore Vittorini Caro Ungaretti aiutami, ti farò più bello nel ritratto © Il Corriere della sera venerdì 1 giugno 2001. p37
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