Pier Paolo Pasolini all'EUR, anni settanta. Scatto appartenente alla collezione della Fondazione Cirulli © Tutti i diritti riservati
I monumenti non mi piacciono. Di busti al Pincio ce ne sono forse anche troppi, e tutti dimenticati. Ma il caso della stele di Consagra per Pasolini è differente da qualsiasi altro. Questa stele è stata, come dire, protestata da un gruppo di cittadini di Ostia, i quali sostengono che il poeta delle Ceneri di Gramsci, per la vita che ha condotto e la morte che gli è toccata, non può essere additato da nessuna stele come esempio alle generazioni di domani. E' ben strano il distinguo che quel centinaio di cittadini ostiensi fanno tra vita e opera di Pasolini.
Bene, proprio per questo dico che la stele è necessaria. Vuol dire, quella protesta, che del delitto Pasolini è giusto non si parli. Sono convinto invece che l' elaborazione collettiva di quel lutto, un lutto che colpì in modo forte la coscienza nazionale non sia ancora conclusa. Accettare l' opera di un poeta morto è facile. I poeti del passato vanno a finire nelle antologie scolastiche, e questa fine, proprio funeraria, sembra degnissima alla maggioranza delle persone. Non è facile accettare ancora oggi la morte di Pasolini perché fu una morte che inquietò molto dal punto di vista del costume, un costume che non voglio chiamare morale; e che inquietò molto anche dal punto di vista dei fatti. Le discrepanze fra la prima sentenza e la sentenza d' appello del processo Pelosi non sono state mai sanate.
Quella stele di Consagra diventa allora necessaria proprio perché l' elaborazione del lutto arrivi al suo porto naturale, né a una condanna moralistica né a una beatificazione. L' ombra di Pasolini è un' ombra che non ha pace. Fu un poeta civile, sosteneva Moravia: aveva ragione. Placare la sua ombra è un gesto che ci riguarda tutti. Si dice ancora: quella stele può essere sistemata ovunque, in un luogo dove la gloria del poeta sia più tangibile. Ci sono argomenti ottimi per questa soluzione. Ma c' è un argomento non trascurabile a favore di chi vede a Ostia la collocazione naturale della scultura di Consagra. Sono convinto che Pasolini non abbia bisogno di un monumento purchessia (casomai, di buone edizioni critiche della sua opera); ha bisogno invece che la sua morte, proprio per i modi in cui avvenne, sia ricordata come una ferita al nostro spirito civile e il ricordo non può essere che segnato lì, sull'orlo di quel mare che lo vide vivo l' ultima volta.
Enzo Siciliano 'Pier Paolo Pasolini. La stele della discordia' in 'La Repubblica' 19 ottobre 1993
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